25 maggio 2010

Ai ragazzi di Casteldaccia


Dedicata a chi, finita la scuola, dovrebbe staccarsi dalla gonnella di mammà e forse anche da questa nostra Sicilia arida, per intraprende il cammino verso la propria vita. 


Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne´ nell´irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l´anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d´estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d´ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull´isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos´altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare

Costantinos Kavafis

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13 aprile 2010

Carnevale, una tradizione tutta Casteldaccese


da un articolo di Giuseppe Mancuso pubblicato su "La meridiana di Casteldaccia"

Il Carnevale è quel periodo di festa che segue l'epifania e precede la quaresima cristiana, caratterizzato da momenti di euforia, balli e mascherate di ogni genere e tipo, culminante nel giovedì grasso e nel successivo martedì grasso. La sua origine è molto lontana e spesso la si identifica come lascito dei famosi Saturnali (che cominciavano già  nel mese di dicembre).
Certamente le usanze dei giorni dedicati al Carnevale ci lasciano bene intendere che si tratta di attimi di liberazione in cui ogni uomo, discendendo ad uno stato svincolato da ogni regola e canone, ha l'opportunità  di dare sfogo ai suoi istinti prima di rientrare nella sobria atmosfera penitenziale della quaresima. Tali riti culminano poi con il famoso atto finale del rogo di Carnevale, interpretato nelle diverse varianti locali in cui esso viene messo in scena: muore l'uomo vecchio e stanco, portando con se le tristezze ed i mali, per dare spazio ad un essere, in tal senso, rinnovato.
In Italia possiamo vantare numerose maniere di festeggiare il Carnevale: l'antico carnevale di Venezia, il carnevale di Firenze, Torino, Viareggio, Termini Imerese, solo per citarne alcuni. Nel '500 i gesuiti istituirono il Carnevale Santificato (caratterizzato da pratiche devozionali) per contrastare le stravaganze e le licenze di quei giorni. Anche Casteldaccia, nel suo piccolo ambito locale, vanta una tradizione carnevalesca lunga circa cento anni (e forse pià¹, ma purtroppo non rimane alcuna testimonianza).
A detta degli antichi il Carnevale era il momento in cui la "famiglia" e il "vicinato" si stringevano attorno a se stessi, trascorrendo i tardi pomeriggi e le serate ballando e "scialando" liberamente. Le case dei popolani si aprivano agli invitati ai balli: si spostava al muro la scarsa mobilia (un tavolo e qualche sedia al massimo), si coprivano le pareti con mappine (strofinacci) se queste presentavano oggetti che non era bello mettere in mostra (colapasta, portastoviglie e quant'altro), si attaccava il "grammofono" o il "giradischi" (per chi ne possedeva uno) con mazurche, tanghi, valzer e tarantelle e ci si lanciava nel pieno del baccano.
Il Carnevale era la massima espressione della calorosa ospitalità  che caratterizza da sempre il popolo casteldaccese, infatti, oltre ai paisanisi era soliti invitare pure i scirani (estranei) cioè la gente dei paesi vicini. Esso aveva inizio subito dopo l'epifania e i "balli" si organizzavano nei giorni di sabato e domenica delle settimane poste tra la fine delle festività  natalizie ed il mercoledì delle ceneri: a questi giorni si aggiungevano gli ultimi giovedì di febbraio, il giovedì grasso e il martedì grasso. Oltre alle case private, messe a disposizione per l'occorrenza, venivano allestiti a festa i "magazzini" con festoni e ghirlande (da noi casteldaccesi identificati con la parola majiaseni o saloni, luogo in cui si esegue musica). I giovani erano soliti vestirsi in maschera (i mascarati) e visitare i diversi luoghi di ballo rallegrando i presenti.
E' doveroso sottolineare che i costumi dei mascarati non erano composti da maschere ufficiali ma da semplici stracci indossati malamente o sottane, scialli, vecchie gonne... rimaneva l'obiettivo comune di rendersi irriconoscibili. Essi non si spostavano per le vie del paese da soli ma dovevano rigorosamente essere affiancati dal vastuniere, (persona in abiti civili chiamato in tale modo perchè teneva un bastone in mano) che aveva anche il ruolo di presentarle all'interno dei sà¹oni: egli, riconoscibile, garantiva l'integrità  di coloro che invece erano irriconoscibili. Le serate erano scandite dalla musica ballabile, da fugaci schiticchi e, perchè no, da furtivi incontri d'amore: il carnevale infatti era l'occasione per potersi zitare (farsi fidanzati), occasione che doveva apparire unica per le ragazze avanti negli anni. Ogni famiglia metteva a disposizione qualche burnìa (barattolo) di sarde salate oppure olive salate, pomodori secchi, formaggio e pane; qualche altro portava del buon vino rosso, che non doveva assolutamente mancare, in quanto un generoso bicchiere veniva sempre offerto al vastuniere della serata.
Erano gli anni in cui gli uomini ballavano con gli uomini e le donne con le donne, anche se il Carnevale era pure l'occasione in cui i giovani potevano avvicinarsi alle ragazze senza incorrere in calorose bastonate. Erano gli anni in cui molti giovani, per necessità  economica o familiare durante quelle notti sceglievano la fuitina. La tradizione del Carnevale trovava la sua massima espressione, dunque, nel genuino sentimento di stare assieme, di fare comunità , di ritrovarsi.
E' doveroso citare, a questo punto la famiglia Clemente nelle persone di Giovanni Clemente (classe 1877) prima e il nipote Giuseppe Clemente (1905) dopo che con il loro buon umore, il loro instancabile spirito gioioso e festaiolo riuscivano a trascinare l'intero paese nei divertimenti di Carnevale. E fu grazie all'interesse della famiglia Clemente che già  subito dopo la II guerra mondiale si organizzarono le prime sfilate di carri e gruppi in maschera (le carruzzate). Discorrendo con la figlia di Giuseppe Clemente, Giovanna, abbiamo appurato che tali manifestazioni si svolgevano già  negli anni '20 e '30, ma non rimane testimonianza alcuna.
Gli anni '50 vedono un interesse crescente per il Carnevale, di pari passo con la ricostruzione che caratterizza il dopoguerra (numerose sono le foto e i ricordi dei discendenti Clemente, unico punto di riferimento); degli anni '60 e '70 sappiamo che prosegue la tradizione dei majaseni e delle carruzzate. Negli ultimi anni '70 si interrompe la tradizionale sfilata dei carri per poi essere riproposta negli anni '80 dalla cooperativa "La Riviera": sono gli anni in cui il fervore carnevalesco torna ad essere alimentato sempre da alcuni membri della famiglia Clemente, dalle sceneggiate di Mastro Rosario Clemente e Nino Guttilla, dalle abbanniate che annunziavano i giorni culminanti della festa con la sfilata dei carri, ora elaborati anche da congegni meccanici.
E' curioso ricordare che il mercoledì delle ceneri, inizio della quaresima cristiana, per i casteldaccesi corrispondeva all' ultimo giorno di Carnevale in cui era possibile recarsi in campagna per scialareliberamente fra salsiccia e vino (fatto rintracciabile nell'antichissima tradizione in cui i contadini si permettevano l'ultima abbuffata prima della quaresima): tale "pagana" abitudine è stata fortemente contrastata dall'attuale parroco Don Leonardo Ricotta e le sue tracce si sono perse già  da un decennio.
Gli anni '90 sono caratterizzati dal progressivo sfaldamento della tradizione casteldaccese: cominciano a distinguersi i majaseni in cui ballano le famiglie, da quelli in cui si incontrano solo masse di giovani al suono di musica dance. Questi ultimi prevarranno sul passato ormai lontano e scandiranno un nuovo modo di fare Carnevale: poco liscio, molta confusione, assenza di comunità .
Numerosi sono stati i tentativi da parte della pubblica amministrazione di incoraggiare e sostenere economicamente l'organizzazione del Carnevale a Casteldaccia. Ma, malgrado gli sforzi lodevoli, non si puಠfare a meno di evidenziare il dato di fatto: non siamo riusciti a conservare lo spirito originario della nostra festa in quanto il vano progresso degli ultimi anni, anche a Casteldaccia, ha portato con sè il triste svuotamento da ogni valore, venendo a mancare la dimensione piccola e calorosa del vicinato e dello stretto parentado.
E' necessaria una nuova impostazione logica nell'organizzare la festa, una prospettiva imprenditoriale, seguendo l'esempio di tanti paesi della Sicilia che sono riusciti a far rivivere la loro tradizione in chiave turistica e dunque economica. E' necessario l'investimento in scuole preparatorie delle arti plastiche e costumistiche, e anche un atteggiamento propositivo e attivo da parte di tutti i casteldaccesi, se il fine comune è il mantenimento di tale manifestazione. Al contrario, lasceremo soltanto il ricordo di un Carnevale semplice, antico ma pur sempre sentito e fortemente corrisposto dalla spontaneità  popolare.

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Un pò di storia


dalle origini...

Nel 1737 il marchese Vincenzo Ignazio Abbate di Lungarini acquista, "per onze 2.400" e un canone annuo ammontante ad ulteriori dodici onze, il territorio denominato Castellazzo che diventerà  comune, autonomo, grazie ad un regio decreto, nel 1854.

Si narra che il marchese di Lungarni avrebbe voluto fondare nel feudo appena acquistato un nuovo paese ma l'animoso vicino di Altavilla cercò di ostacolarlo facendo opposizione presso l'autorità  regia con riferimento ad una particolare legge del tempo. Allora il Lungarini per rabbonire il vicino marchese gli concesse l'acqua del suo fondo Naurra, per la qual cosa già  erano avvenute precedenti trattative, potendo così facilmente ottenere la licenza regia occorrente.

Il primo nucleo abitativo si dispose attorno ai tre lati della torre-castello di piazza Matrice. Erano modeste abitazioni contadine, da lì il nome "Casuzzi". Aumentando poi sempre più la popolazione ed essendo divenuta insufficiente la chiesetta del Rosario attigua al castello, il marchese di Lungarini pensò bene di far erigere una chiesa che fu ultimata nel 1746.
La data è incisa nell'iscrizione dello stemma della famiglia Lungarini posto all'interno della chiesa sotto la grande finestra centrale.
La chiesa è in stile neoclassico, ha una sola navata centrale e ultimamente ha subito il suo primo restauro strutturale nella copertura della volta e nella facciata sia frontale che laterale.

Ma se questa è la storia del primo nucleo del paese non è detto che prima del settecento non vi fossero tracce di insediamenti in zona.
Da uno studio dello storico Nino Morreale (che si è avvalso di vari documenti, di cui il primo risalente al 1143), si evince che un insediamento islamico e successivamente normanno era presente nella zona a monte del paese: la contrada Ciandro.
Vi sorgeva un casale in cui si produceva il vino nientemeno che per la Cappella Palatina al tempo di re Ruggero II.

Sempre in riferimento alla stessa zona Giuseppe Vallardi nel suo "Itinerario d'Italia" parla di una scoperta archeologica fatta da Gabriele Cusimano nel suo podere in contrada Ciandro "ove si trovarono in grandissimo numero sepolture con coperchi ad iscrizioni a mosaico e contenenti scheletri di gran mole, piccoli vasi, mobili e monete bizantine e romane". Il Cusimano però non capì il valore della propria scoperta e, rotte tutte le urne e usati i cocci per la costruzione di un piccolo podere decise di vendere a un antiquato di Palermo per pochi spiccioli le monete. Per cui nulla è rimasto della preziosa scoperta.
...ai giorni nostri
Anche nella storia risorgimentale Casteldaccia ha avuto la sua parte.

Quando nel 1848 Palermo insorse contro i Borboni un drappello di soldati regi si recò a Casteldaccia. L' alfiere che stava al comando dei soldati sventolando una pezzuola bianca chiese delle vettovaglie ai paesani che nel frattempo si erano asserragliati dentro le case. Ma sentendosi rispondere che non c'era pane per i nemici la guarnigione si diresse verso le spiagge del paese dove stavano ad attendere alcune navi.
I soldati stavano quasi per imbarcarsi, quando alcuni animosi paesani cominciarono, dall'altura del cozzo del canapè, a fare fuoco con dei fucili.
Dapprima sorpresi, i soldati regi allora riportarono a terra uno dei cannoni già  imbarcato e risalirono per il paese. Vi fu un'aspra battaglia che, tra l'altro, diroccando un angolo della casa del cav. Giuseppe Abbate di Lungarini, asportò - come ci racconta il Vallardi - la testa di un tale Pedone che sparava incessantemente da lì. Ma fece anche altre vittime poichè i soldati ridiscesero in spiaggia solo a tarda notte e non prima di avere arrecato danni all'abitato e alle persone.

La presenza delle famiglie Abbate Lungarini e Alliata è stata molto importante nella storia, anche economica, del paese.
Le due famiglie uniscono poi le proprie sorti grazie ad un matrimonio tra Felicita Lo Faso nipote di Ignazio Abate e il Duca Eduoardo che lega il proprio destino alla nascita della prestigiosa azienda enologica Corvo che prende il nome dall'omonima contrada casteldaccese.
Nel 1828 il Duca Edoardo fece venire infatti un insigne enologo dalla Francia per razionalizzare i sistemi di vinificazione e commercio.
Quello fu l'avvio dell'azienda enologica. 

Casteldaccia inoltre è nei ricordi (ne è testimonianza anche un racconto epistolare ambientato nel paese) della scrittrice Dacia Maraini, discendente del duca di Salaparuta, che cita il paese anche nel suo noto romanzo "Bagheria".

Intorno agli anni trenta di questo secolo sorgono le ville in stile liberty sulla collina di fronte al mare in una zona del paese destinata però a restare tagliata fuori dal centro urbano anche a causa del passaggio dell'autostrada.
Di proprietà  della borghesia palermitana sono quasi tutte opera di un unico capomastro casteldaccese: Giuseppe Bucalo.

Successivamente il paese comincia ad espandersi verso l'interno, sorgono nuovi quartieri: negli anni `50 e`60 nasce il rione Girato-Bonaccolto negli anni `70 il rione Olivuzza, negli anni `80 si amplia il quartiere Nutricato, così chiamato anticamente perchè vi si nutrivano i bachi da seta, e negli anni `90, in maniera alquanto disordinata, sorge il quartiere Orestagno-Cutelli. Mentre la costa purtroppo viene interessata da un abusivismo edilizio selvaggio che ne lascia ben poco alla fruizione pubblica. 

Tra gli artisti che hanno legato il loro nome in questo paese si ricordano lo scultore Pietro Piraino (1878-1950) e il poeta Elvezio Petix (1912-1976).


Testi tratti dal Calendario di Casteldaccia 2004


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Il contesto geografico


Su quarantanove salme di terra su cui si trovava un castello, ventitre casette coloniche e una chiesetta votata alla Madonna del Rosario...


...nasce Casteldaccia, a 19 km da Palermo che si affaccia sul golfo di Termini Imerese delimitato da un lato dal fiume Milicia e dall'altro dal vallone di Casteldaccia.

Geograficamente il territorio fa parte della conca d'oro e si incunea tra i monti del Golfo di Termini Imerese. Il territorio si espande più verso l'interno e confina con i comuni di Altavilla, S. Flavia, Bagheria, ma anche, nella parte più alta e più interna, con Bolognetta, Ventimiglia e Caccamo.
Nel vasto territorio casteldaccese sono comprese le contrade, Cavallaro, Cutelli, Ciandro, Corvo, Navurra e Randino.

Il paese conta ormai più di 10.000 abitanti che d’estate, essendo rinomato luogo di villeggiatura balneare e montana, raddoppiano, inoltre gode di un clima mite e di una particolare posizione geografica che comprende mare e collina spingendosi fino alla zona montana delle contrade Ciandro e Randino.

L'economia si basa in parte sull'agricoltura con coltivazioni di ulivi, limoni e vigneti e sull'industria di trasformazione, la rinomata azienda enologica Corvo Duca di Salaparuta conosciuta in tutto il mondo e grani pregiati costituiscono l'ingrediente principale del prodotto offerto dal pastificio Tomasello, ma vi sono anche oleifici, frantoi, aziende conserviere, di confezioni tessili e laboratori d'artigianato locale.

Testi tratti dal Calendario di Casteldaccia 2004

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12 aprile 2010

Il tempo che c'è

Su gentile concessione dell'Associazione MeteoPalermo ONLUS pubblichiamo i dati in tempo reale della stazione meteorologica di Palermo:




Le previsioni, i video, le webcam e tante altre interessanti informazioni sul tempo della provincia di Palermo le trovate sul portale dell'associazione all'indirizzo http://www.meteopalermo.com/
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Numeri utili


Numeri utili
Asilo nido comunale091 942669
Carabinieri091 941820
Cimitero comunale091 949011
Farmacia Via Roma (Parisi)091 953301
Farmacia Via Allò (Pecoraro)091 942438
Guardia medica091 991320
Pompe FunebriVi trovano loro
Scuola elementare (via Lungarini)091 953342
Scuola elementare (via Trapani)091 954987
Scuola materna (via O. Costantino)091 942668
Scuola Media (via C. Cattaneo)091 954299
Scuola Media (via L. Einaudi)091 942211
Municipio (via V. Veneto)091 949336
Vigili Urbani091 949504

...e più utili

Bar La Barca091 942202
Bar Lia091 953361
Cafè 113091 941796
La Casetta Bianca091 953252
La Rotonda091 953717
Panificio Di Tusa091 953856
Panificio La Fornarella091 942271
Panificio Riccobono091 941723
Panificio Pizzeria Vella091 954415
Pizzeria Brooklyn091 954787
Pizzeria Le due comari091 942137
Pizz. Pomodoro e mozzarella091 942401
Polleria Arena389 6933539



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31 marzo 2010

CORSO DI SAMBA E DI PERCUSSIONI.

GIOVEDI 8 APRILE 2010 ALLE ORE 20,30
 
INIZIO CORSO DI SAMBA, PAGODE E DI PERCUSSIONI BRASILIANE.
Il samba è una danza che crea comunicazione e dà gioia sia a livello individuale che di gruppo;
Lo studio delle percussioni riguarda i seguenti strumenti musicali: Pandeiro, Surdo, Agogò, Tamborim, Ganzà etc.
 
PRESSO L'ASSOCIAZIONE "ARSENALE DELLE APPARIZIONI", VIA Lungarini,21 - Casteldaccia
 
I° LEZIONE GRATUITA CON MAESTRO BRASILIANO DIMAS CAMARGO
Per info: 338-5434918
 
 
(pubblicazione immediata)


Hotmail: posta elettronica attendibile grazie alla protezione avanzata Microsoft dalla posta indesiderata. Iscriviti subito.

24 gennaio 2010

E’ ufficialmente aperta la caccia al Casteldaccese


L’ignaro cittadino che molti di voi riconosceranno immortalato mentre si appresta alla scalata della via Stazione, è solo una delle tante vittime del servizio Google Street View attivo già da tempo negli USA e approdato da qualche settimana anche a Palermo e provincia.
In pratica, oltre alle dettagliate mappe e immagini satellitari che il re dei motori di ricerca ci mette a disposizione, adesso sarà anche possibile vedere le fotografie scattate sul nostro territorio da una speciale automobile dotata di un sofisticato sistema di ripresa a 360° che nei mesi scorsi ha percorso strada per strada i nostri centri abitati.
Negli Stati Uniti questo servizio scatenò a suo tempo un’ondata di polemiche relative alla privacy dei cittadini che si videro sbattuti senza pietà sulle foto di Google a disposizione di tutto il mondo comprese mogli gelose, mariti cornuti, poliziotti curiosi e capiufficio incazzosi, che ebbero la possibilità di scoprire in questo modo altarini che difficilmente sarebbero stati altrimenti svelati. A causa delle numerose azioni legali intraprese dai cittadini statunitensi Google corse ai rimedi ideando un software che in automatico è in grado di offuscare le targhe delle automobili e i volti delle persone. Infatti Nilo è proprio irriconoscibile...

Adesso che sapete tutto non vi resta che farvi un giretto in paese a caccia di amici e parenti: partite da quì

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22 gennaio 2010

Scopri chi visita il tuo profilo..e rimani fregato!


ATTENZIONE: TRUFFE SU FACEBOOK


Ho ricevuto da parte di alcuni di voi diversi inviti a gruppi o applicazioni su facebook che promettono di farvi scoprire chi "visita il vostro profilo" o chi "guarda le vostre foto" oppure di farvi attivare chat aggiuntive, radio, webcam etc. etc.


Seguendo le procedure indicate iscrivendomi a questi gruppi, ho scoperto che molti di questi, dopo avervi costretto ad invitare i vostri amici allo stesso gruppo, vi rimandaneranno, attraverso link esterni a facebook, su siti internet dove vi verrà richiesto di inserire il vostro numero di cellulare per verificare (dicono loro) la vostra identità ed attivare quindi i servizi promessi su facebook.

In realtà, quando inserite il vostro numero di cellulare (non facendo attenzione a leggere bene le scritte piccolissime che appaiono in fondo alla pagina) vi state abbonando ad inutilissimi e carissimi servizi telefonici/sms a pagamento, suonerie e sfondi per cellulari, che vi costeranno anche 5 euro a settimana scalati automaticamente dal vostro credito telefonico e che non attiveranno nessuna funzione aggiuntiva su facebook.

Attenzione quindi a non cadere in queste trappole mangia soldi e ad evitare di diffonderle anche ai vostri contatti diffidando sempre di chi promette servizi e funzioni aggiuntive al programma originale di facebook, modifiche che se rese disponibili dagli amministratori del social network, saranno sempre messe a disposizione di tutti, senza il ricatto dell' invita 2000 amici se no non funziona e senza farvi inserire alcun numero di telefono.


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15 gennaio 2010

Rapina con fucilata


E' di ieri sera la notizia che alle ore 19 circa un uomo col volto coperto ed armato di fucile è entrato presso il centro revisioni auto sito in via Via Pietro Nenni  a Casteldaccia, intimando all'addetto alle revisioni  di consegnare l'incasso giornaliero, 500 euro circa. L'impiegato reagiva al tentativo di rapina tentando di disarmare il malvivente e nella colluttazione partiva, dal fucile a canne mozze, un colpo che fortunatamente non procurava danni a persone.


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10 gennaio 2010

Il decimo giorno...

Illusa dall'acqua che copiosamente usciva dai rubinetti,
fui mossa dall'irrefrenabile bisogno di crogiolarmi coi miei pensieri sotto la doccia.
Arristavu tutta vagnata e c'ù shampoo 'ntesta...
e uora i pinsieri su chiossà!!!!

09/01/2010  -  Dominga Pinello su Facebook.

Dal 31 dicembre 2009, a causa di un problema alla conduttura che porta l'acqua da Scillato, Casteldaccia si ritrova con seri problemi di approvigionamento idrico.

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E' un ufo o una nuvola?

Una nufola* nel cielo di Casteldaccia


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01 gennaio 2010

Niente acqua almeno fino al 4 gennaio

Palermo, 31 dic. - (Adnkronos) - Una frana ha interrotto una conduttura dell'acquedotto Scillato, nel palermitano, e per questo motivo si registrano disagi nell'erogazione idrica a Misilmeri, Casteldaccia e Portella di mare. A darne notizia e' Acque potabili siciliane, gestore del servizio idrico in provincia di Palermo, che ha ricevuto comunicazione dall'Amap, competente per l'acquedotto Scillato.


Il movimento franoso che ha danneggiato le tubazioni e' quello in atto a Cerda sin dallo scorso 31 gennaio provoco' l'interruzione dell'acquedotto Nuovo Scillato, finora non riparato. Adesso lo smottamento ha rotto anche il by-pass provvisorio che consentiva il transito di meta' della portata d'acqua necessaria. Amap ha informato Aps che il guasto sara' rimediato solo lunedi'. Dunque, fino ad allora la fornitura d'acqua non sara' regolare a Misilmeri, Portella di mare e Casteldaccia.

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